Modelli, scopi e ROI delle PR online

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Diversi eventi e post nell’ultima settimana fanno riflettere in merito alla domanda: ne vale davvero la pena? Mi spiego meglio: a fronte di un’attività fortemente impegnativa quale è appunto la gestione delle relazioni e l’acquisizione di contatti online attraverso Blog, Social Network, Forum, ecc…, quale è il reale “ritorno di investimenti” (e per investimenti non intendiamo tanto quelli economici ma più che altro quelli in termini di tempo)? Il gioco vale la candela? Verrebbe da rispondere: dipende. Ma vediamo prima cos’è successo.
In una settimana chiudono Giovy ed Elmanco, l’uno per problemi personali, l’altro per un motivo che stimola una discussione intorno all’impegno e ai risultati attesi:

a Maggio 2008 […] oltre 40.000 visitatori unici assoluti […] Tuttavia non basta, o meglio, non è bastato per rendere questo sito una dignitosa attività editoriale a tempo pieno. I numeri sono sempre bassi per assicurare entrate pubblicitarie sufficienti da parte degli inserzionisti italiani, e le prospettive di crescita sono troppo oscure per convincermi a mantenere l’impegno dopo due anni e mezzo di pubblicazioni. Curare ELMANCO come ho fatto finora, infatti, è un impegno da almeno 5 ore al giorno, che non lascia molto tempo ad altre più redditizie, ma meno stimolanti, attività.

MarketingArena spinge a riflettere sull’attività e la sostenibilità del blogging:

chi vende vince. Vendiamo cose diverse ma l’errore di elmanco è stato quello di essere troppo poco tangibile per vendere sé stesso (purtroppo siamo ancora uomini e spostarsi materialmente è molto poco 2.0) e troppo bello e impossibile per vendere il proprio blog, un gioiello, un’oasi ma anche un prodotto editoriale complesso che non ha trovato il canale ideale. Come capite sono molto sconfortato dalla notizia perchè fa crollare alcuni miti sulla sostenibilità del web innovativo ed in particolare del web 2.0: se un blog non può vivere da solo, un blog è un braccio di un’altra entità, dobbiamo prenderne atto, capire che la nostra attività non può e non potrà mai essere blog-centrica, il blog sta al business come l’automobile sta all’uomo, è un mezzo non un fine.

Effettivamente nonostante i miti del “fare soldi online” e del “lavora da casa con internet” siano ben radicati e diffusi (oltre che sospinti dagli stessi che perseguono quell’obiettivo, per acquisire nuovi contatti interessati), le cose non stanno così. Anche sul piano politico, Marco scrive un post disilluso che indubbiamente fotografa una situazione (sicuramente in evoluzione ma attualmente più che realistica):

Poi ho capito che alle urne i voti si contano e per quanto le opinioni possano essere virali, quando si entra nella cabina si può votare solo “uno”. Non si porta dentro la link popularity, la reputation o il page rank. Per quanto i nostri politici non conoscano il web, sanno però fare un semplice conto: uno spot non crea problemi di gestione e porta milioni di contatti. Le attività online generano una quantità enorme di problemi, dalla comprensione del mezzo sino alla richiesta di trasparenza. Inoltre generano poche centinaia di migliaia di contacts quando va bene.

Il punto è, a mio giudizio, che non deve essere messo in discussione il modello delle PR online in sé, ma il fine che queste hanno. Solo in pochissimi casi un’attività sociale su Internet e una produzione di contenuti editoriali autonoma, a fronte di un impegno gravoso e spesso “snervante” riesce a sostentarsi e diventare un’attività a tempo pieno, quindi è bene prendere coscienza di quali siano effettivamente i fini a cui possiamo ricondurre qesto tipo di attività. Credo che, sintentizzando, possiamo ricondurre questi “scopi” del “mezzo” PR&UGC a tre casistiche:

  • 1) UGC “no profit”: l’utente non aspira a sostentarsi né segue una stringente linea editoriale, semplicemente “dice al mondo chi è”, quello che pensa, quello che fa a un gruppo ristretto di amici/conoscenti. E’ la produzione di contenuti senza troppe domande, che rappresenta la gran parte della “torta” UGC.
  • 2) Self-Marketing & professional target: si vende sé stessi o la propria azienda come “prodotto” da posizionare in un mercato ben preciso. I motivi sono diversi: ricerca di lavoro, promozione indiretta delle proprie attività di consulenza, acquisizione di reputation, corporate blogging. Il ROI non è rappresentato da un ritorno economico ma dalla reputazione acquisita che può essere spesa per opportunità professionali.
  • 3) Fundraising & Micro-Finanziamenti: in questo caso le attività online e le relative PR hanno come scopo la persuasione all’adesione di una causa, sia essa politica, solidale, a scopi personali. Rientrano in questo gruppo, ad esempio, le campagne per la raccolta fondi di un partito politico (vedi Obama) o di un’associazione ONLUS.

Ve ne viene in mente qualcun’altra?

Claudio Vaccaro

Articolo di Claudio Vaccaro

Creo aziende di successo insieme a persone che condividono la mia visione, investo in startup contribuendo alla loro crescita e trasferisco valore con i corsi che tengo nelle più importanti business school italiane.

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Giorgio Soffiato
15 anni fa

Ottima analisi Claudio, credo che un quarto modello possa essere la sostituzione del sito aziendale con una piattaforma light di pr come il blog, in questo caso però il blog viene usato anche e soprattutto come sito. Il modello 2 che è quello a mio avviso più interessante ed affine al caso Elmanco non può essere “fine a sé stesso” nel senso che dobbiamo ragionare sul concetto di “conversione della reputazione”, Elmanco è indubbiamente famoso ma non riesce a monetizzare la sua fama, in questo il blog si conferma un mezzo da affiancare a un buon commerciale o il blog può essere “spinto” fino a gestire la fase di vendita o conversione?

Claudio Vaccaro
15 anni fa

Grazie Giorgio….il punto è quello: in nessuno dei 3 casi è previsto l'”autosostenamento” del blog “fine a sé stesso”…ma è solo un'”eventualità” che può capitare se il “prodotto” è fortemente appetibile. Ma non può essere il fine a mio giudizio. Non so dove l’avevo letto ma mi ha sempre fatto ridere la frase “per fare soldi online devi parlare di come fare soldi online” 😀

gluca
15 anni fa

io credo che la sostenibilità puramente monetaria del (tempo dedicato al) blog con la pura pubblicità tabellare sia impossibile.

Io credo sia possibile, in un mercato maturo, qualcosa che lasci al blogger la sua spontaneità, integrandola con una sponsorizzazione o l’integrazione in un portale, che porti al blogger un riconoscimento anche monetario (ma certo non uno stipendio…)

Elmanco era troppo bello, troppo time consuming per essere un blog personale, e troppo poco magazine per attrarre – al momento – gli investitori. Credo.

Claudio Vaccaro
15 anni fa

si Gianluca, proprio quello che penso anche io…e gli scenari che ipotizzi tu sono gli unici possibili, a meno di un “prodotto editoriale” di assoluto appeal per gli investitori…ma devi essere bravo anche a “vendere” in quel caso. Secondo me i motivi per bloggare restano quelli che ho scritto su: o ci parli dei fatti tuoi senza pretese, o lo usi come strumento promozionale/professionale o come call to action…lavorarci è un miraggio lontano ed è inutile puntare a quello.

Jose
15 anni fa

Per come la vedo 40mila visitatori unici assoluti in un mese dovrebbero far guadagnare a chi scrive minimo 2500 euro.
A quando questo miracolo?
Forse andrò off topic, ma credo che quando gli inserzionisti capiranno il valore ed il significato della Long Tail forse saranno disposti a cacciare qualche soldo in più e le cose cambieranno.

Claudio Vaccaro
15 anni fa

e se ci fosse bisogno di una rete di vendita pubblicitaria appositamente creata per la “coda media”? 🙂

Jose
15 anni fa

Ottima osservazione.
Ci sarebbe quasi bisogno di persone che facciano da consulenti (missionari della media e lunga coda) per medie e piccole imprese, ma anche grandi (questo “ma anche” va di moda :P).

Matteo
15 anni fa

Forse il problema è il Paese in cui viviamo. Ci sono casi abbastanza eclatanti in cui il successo per strumenti 2.0 è dato dai venditori porta a porta, in cui il reale guadagno non è dato dall’adv, ma piuttosto da spese di iscrizione/indicizzazione. Un esempio, anche se di 2.0 ha davvero poco, potrebbe essere Dymmy. Cosa ne dite?

Jose
15 anni fa

E’ un 1.0 un pò più moderno ma non capisco il perché della donna con la sottana nel video!.

ELMANCO / Stefano Ricci

Grazie della discussione Claudio, che ho scoperto con colpevole ritardo.

“Elmanco era troppo bello, troppo time consuming per essere un blog personale, e troppo poco magazine per attrarre – al momento – gli investitori. Credo.”

Verissimo, altri mi hanno detto infatti: troppo per essere un hobby, troppo poco per essere un lavoro.
D’altronde molti preferiscono leggere un blog ad un magazine, proprio perchè più sincero e diretto.

“Secondo me i motivi per bloggare restano quelli che ho scritto su: o ci parli dei fatti tuoi senza pretese, o lo usi come strumento promozionale/professionale o come call to action…lavorarci è un miraggio lontano ed è inutile puntare a quello.”

E’ la conclusione a cui sono giunto anche io, e non avendo dei servizi da vendere sfruttando la visibilità del blog, ho rinunciato.
Oddio, di competenze riguardo al cool hunting e ai meccanismi di diffusione delle notizie sul web 2.0 ne ho parecchie, ma senza spostarsi a Milano, e senza appoggiarsi ad agenzie affermate, non ho mercato.

“Per come la vedo 40mila visitatori unici assoluti in un mese dovrebbero far guadagnare a chi scrive minimo 2500 euro.
A quando questo miracolo?”

Negli USA alcuni ci riescono (guardate le tariffe di http://federatedmedia.net), e per mesi ho tirato avanti sperando che anche in Italia ci si avvicinasse a cifre del genere, ma ad un certo punto ci si arrende.

“e se ci fosse bisogno di una rete di vendita pubblicitaria appositamente creata per la “coda media”?”.

E’ quello che dico anche io ma, se ancora non esiste, evidentemente i numeri della blogosfera italiana sono ancora troppo bassi per attirare gli imprenditori.

Claudio Vaccaro
15 anni fa

@Stefano: “il caso Elmanco” come vedi stimola discussioni interessanti e tocca nervi scoperti, ancora da chiarire. Speriamo che si formi e si diffonda una solida convinzione a investire anche nella “coda media”…magari sospinta da persone che ci vedono lungo e che intuiscono le potenzialità che potrebbe avere questo mercato…per il momento grazie per essere passato e in bocca al lupo per tutte le tue attività e progetti.

Riccardo
9 anni fa

Ottimo!

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