L'era del Socialware

Possiamo prenderla come una provocazione, ma i mass-media sono morti. O, perlomeno, sono palesemente agonizzanti. Scalpitano per cercare di sopravvivere, cercano di adeguarsi alla modernità, si confondono. Ma la concezione originale/storica del termine, ovvero quel sistema dis-aggregato di tecnologie che veicolano comunicazione in una logica “Push”, “Broadcast”, da uno a molti (o meglio, da pochi a molti) sta per essere definitivamente superata. Questa è l’età della comunicazione da molti a molti, della fruizione “pull” dei contenuti (li scelgo, non li subisco) e della fusione delle funzioni dei vecchi media in un’unico media globale e capillare.
Contrariamente a quanto spesso viene sostenuto, non è stata la nascita di Internet come medium a decretare il superamento effettivo dei media tradizionali: la Rete ha solo (solo?) fornito la tecnologia e il territorio per ripensare gli strumenti del comunicare, per abbattere le ultime barriere che lo spazio e il tempo imponevano alle relazioni umane.
Prova ne è il fatto che, se parliamo di contenuto e fruizione dello stesso, la prima era del WWW (quella soprannominata “Web 1.0”), proseguiva in forma diversa la filosofia dei mass-media, imponendo contenuti premasticati, adattati al pubblico, confezionati da pochi “addetti ai lavori”. I siti e i portali informavano, educavano e intrattenevano, esattamente come i giornali, la radio, la tv.

Il vero salto in avanti è stato compiuto proprio in questi ultimi anni, grazie all’apporto di diversi attori (chi più in maniera “pionieristica”, chi più solidamente strutturata), che hanno cambiato radicalmente l’APPROCCIO nel “fare internet”, capendone e realizzandone concretamente le potenzialità in termini sociali, comunicativi, di interfaccia. Il tanto nominato “Web 2.0” sta spostando l’attenzione dal concetto di sito-contenitore (logica verticale) al concetto di servizi che mettono in condizione l’utente di produrre, condividere, fruire contenuti da sé, per sé, per gli altri (logica orizzontale). Parliamo, di blog, di nanopublishing, di social networks, di knowledge management. Per la prima volta nella storia della comunicazione umana, l’uomo può farSI mass-media. Diventare un trasmettitore di massa. Condividere contenuti (informazioni, consoscenze, messaggi) senza confini apparenti e senza mediatori “invasivi”.
I mass-media, filtrati attraverso la Rete, vengono masticati, scomposti, ricombinati e diventano Social-Media. Vengono resi portabili e diventano Personal Media.
Ma se lo user-generated content è la novità del decennio, non è una novità la produzione di contenuto. La gente ha sempre prodotto contenuti. Ha sempre scritto, fotografato, composto musica, scambiato opinioni. Ciò che sta cambiando davvero è il mezzo, l’interfaccia, che facendosi sempre più human-friendly consente di rendere pubblico ciò che le capacità e le
creatività individuali producono, in maniera semplice e immediata. E’ il concetto stesso di “media” a entrare in crisi, a modificarsi: il medium si scioglie, cerca l’invisibilità, con interfacce il più simili possibile a quelle naturali. Con il plus della rete, che rende il tutto virtualmente possibile e senza barriere fisiche.

Un salto possibile grazie al fattore tecnologico, indubbiamente, ma a noi preme sottolineare le conseguenze che investono il piano mentale (di approccio al medium), sociale, culturale, economico. Possiamo ridurre questa svolta (possiamo anche non chiamarla rivoluzione, ma comunque sia, evoluzione storica), a mera invenzione tecnica e analizzarla separatamente da tutto il resto? Noi pensiamo di no. Come in ogni periodo storico in cui la tecnologia mette a disposizione del mercato un nuovo media, esso interviene e modifica profondamente le dinamiche delle relazioni sociali e delle modalità di fare comunicazione, compresa quella finalizzata alla vendita. E’successo col telefono, con la radio, con la televisione, con i cellulari. Sta succedendo anche ora. Il tutto con i tempi che si addicono alle ri-voluzioni permanenti: lentamente ma in maniera inesorabile.

Ma come cambiano queste dinamiche? La celebre dicotomia operata da Umberto Eco riguardo i media di massa (“Apocalittici e Integrati“) risulta più che mai attuale e applicabile ai nuovi media. Non esiste un’univoca interpretazione positivista alle opportunità che ci offre questa evoluzione. Problemi quali la sovabbondanza di contenuti, la sempre più difficile selezione delle fonti e la ridefinizione del ruolo pubblico-privato, sono lì a testimoniare che c’è sempre l’altra faccia della medaglia. Riteniamo però che non si possano affrontare questi “pericoli” con uno spirito di negazione dell’incredibile salto qualitativo che la comunicazione umana sta compiendo.

L’ambizione di questo blog è quella di analizzare e cercare di comprendere, criticamente, come cambiano e come dovrebbero cambiare le tecnologie e le interfacce per comunicare e informarsi, l’approccio dell’individuo ad esse, le dinamiche della comunicazione e dei rapporti sociali, il mercato e le modalità di fare Marketing, nell’epoca in cui tutto si contamina e converge. Ne parliamo quindi come un’unicum in evoluzione parallela: noi sosteniamo che oggi non sia più lecito né tantomeno realistico parlare separatamente di media tecnologici e di comunicazione, perché se è vero che l’uomo è un essere sociale, il software e il marketing devono essere sociali per esprimere al meglio le loro potenzialità.

Benvenuti nell’era del Socialware.

Claudio Vaccaro

Articolo di Claudio Vaccaro

Creo aziende di successo insieme a persone che condividono la mia visione, investo in startup contribuendo alla loro crescita e trasferisco valore con i corsi che tengo nelle più importanti business school italiane.

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ilaria
16 anni fa

Complimenti per la lucida analisi che condivido totalmente

Claudio Vaccaro
16 anni fa

grazie ilaria, è chiaramente in forma divulgativa ma a volte riprendere in forma discorsiva certi argomenti chiarisce le idee! ciao!

alfredo Tamborlini
16 anni fa

mi piacerebbe capire se è o se sarà possibile, attraverso il netware o il socialware, compiere un passo in avanti per sviluppare capacità sociali.
la mia impressione è che, siamo di fronta ad una crescita di capacità individuali che non si trasformano in capacità sociali. quelle legate all’essere cives, per semplificare.

Giorgio De Luca
Giorgio De Luca
14 anni fa

Complimenti per questa bellissima analisi.
Ma anche a me sorgono le stesse perplessità di Alfredo Tamborlini nel commento: “mi piacerebbe capire se è o se sarà possibile, attraverso il netware o il socialware, compiere un passo in avanti per sviluppare capacità sociali.
la mia impressione è che, siamo di fronta ad una crescita di capacità individuali che non si trasformano in capacità sociali. quelle legate all’essere cives, per semplificare”. (Complimenti anche a lui…).

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