Social Network: il sociale più reale è virtuale?

La copertina della nota rivista Time, dedicata al personaggio dell'anno 2006, non lascia spazio a dubbi. C'è un computer con uno specchio al posto del monitor e una scritta gigantesca: YOU. Il personaggio dell'anno secondo il Time siamo noi.
Già, perchè la rivoluzione della comunicazione digitale, nel suo vertice più alto rappresentata da Internet e la rete, è giunta a un nuovo livello: siamo noi che produciamo i contenuti veicolati sulla rete, non più (o non solo) una casta di addetti ai lavori. Creiamo, non subiamo. O forse subiamo quello che creiamo autonomamente.
E' il cosiddetto Web 2.0: ora possiamo produrre tutti i tipi di contenuto multimediale (testi, foto, musica, video…) e comunicarlo condividendolo istantaneamente con il resto del mondo, attraverso quella miriade di siti Internet che consentono queste operazioni.

Che io sia un fotografo amatoriale, un musicista, un attento lettore appassionato di politica, un adolescente che ha fatto un filmato col suo telefonino, posso mostrare le mie produzioni e i miei pensieri in tutta semplicità ed esporlo alle critiche o agli apprezzamenti della cosiddetta "comunità" (non è un termine casuale) internettiana.
Non solo: attorno alla produzione di contenuti e alla loro pubblicazione si creano (supportate dai siti stessi in cui questi contenuti possono essere condivisi) i famosi "gruppi". Non esiste oggi parola più diffusa e abusata in Internet come il "gruppo": è facilissimo creare o entrare a far parte di sotto-comunità nate spontaneamente attorno a una passione, un tema, una dislocazione geografica, una forma comunicativa. Un esempio sopra tutti: all'interno di un sito internet di condivisione di foto, posso creare il gruppo dei fotografi di animali e invitare tutti i miei contatti a farne parte. 
Si producono istantaneamente quelle forme di comunicazione basate su segni, parole e immagini  con tutte le sfumature di atteggiamenti e comportamenti che si riscontrano nei gruppi sociali del mondo “reale” (comprese le nevrosi e i particolarismi tipici del mondo moderno).
Lo scopo dei siti internet di questo tipo è chiaro: più creo comunità, più persone vi partecipano, più accessi al sito avrò, più raccolta pubblicitaria e fatturato produrrò.
Ma si possono già di analizzare gli effetti sul piano sociale e individuale, effetti che abbiamo solo cominciato a intravedere e di cui difficilmente possiamo prevederne la portata a lungo termine.
1)    L’aggregazione spontanea passionale
Attraverso queste forme di incontro virtuale, si realizza su Internet quello che Fourier aveva teorizzato nel suo Falansterio: un'organizzazione seriale di passioni libere. Fourier sosteneva la centralità del gruppo nella riforma della Società, come mezzo per raggiungere quell’unità universale che la società moderna distrugge, polverizzandola in individualismi non-comunicanti. Il gruppo, prodotto da un’attrazione naturale e dalla ricerca del piacere, deve far leva sulle passioni individuali e concrete per creare unione e spingere all’associazionismo, in una falange di serie passionali libere (mosse dalla sola attrazione) suddivise a loro volta in gruppi e sottogruppi. E’ esattamente quello che sta succedendo su Internet con il Social Network.
2)    La scomparsa del privato
Con i nuovi mezzi di condivisione dei contenuti sulla Rete, gran parte della propria vita privata viene resa pubblica e potenzialmente “eterna”. Tutto entra a far parte di una sorta di condivisione globale di vite. Posso raccontare le più piccole faccende quotidiane o i miei pensieri più profondi, mostrare le foto del mio matrimonio o il video sexy girato con la mia fidanzata. Non c’è più limite potenziale tra pubblico e privato, il limite esiste solo se e dove lo stabilisco io. Non si tratta di dare un giudizio etico o di merito sul fenomeno. Il fenomeno esiste e come tale è reale.
3)    L’annullamento del fattore tempo e spazio
La comunicazione e le comunità hanno perso il legame con lo spazio e la dipendenza dal tempo. Tutto avviene istantaneamente, sincronicamente, ovunque. Le potenziali reti di contatti e le forme di diffusione di informazione tra gruppi prescindono dalla posizione dei soggetti e dal tempo in cui le relazioni avvengono. Questo determina una dimensione nuova, mai esplorata prima di socialità e socializzazione. Una forma reale di comunicazione e aggregazione su un supporto virtuale.
4)    La condivisione della conoscenza
Secondo Harold Innis, ogni volta che nasce un nuovo media, esso tende ad essere monopolizzato. E’ indubbio che la società post-moderna sia condizionata da chi detiene il potere dell’informazione così come la società industriale lo era nei confronti dei proprietari dei mezzi di produzione. Ma la creazione di un monopolio di conoscenza ha determinato sempre, storicamente, la creazione di un nuovo media o di nuove modalità di comunicazione che scardinano il monopolio (ad esempio: l’invenzione della stampa nei confronti delle pergamene dei monaci, la radio rispetto alla stampa, internet che supera la fruizione passiva della televisione). Appare chiaro come la condivisione di contenuti su Internet sia anche condivisione di informazioni e di cultura. Il caso “Wikipedia” è emblematico da questo punto di vista: un’enciclopedia globale, multilingua, interamente scritta e aggiornata quotidianamente da una comunità di persone “normali” che mettono a disposizione di tutti le proprie competenze specifiche in ogni campo, creando definizioni sempre dinamiche e quanto mai “reali”. Siamo agli albori della Società della Conoscenza, la storia ci dirà se sarà fautrice di una utopica democrazia della cultura o se sarà solo un'altra forma di controllo più raffinato e strisciante.

Alla luce dei punti evidenziati viene spontaneo chiedersi: cos'è oggi “reale”? Se lo spazio dedicato alle relazioni sociali su Internet ricopre ormai una quota importante del proprio tempo, se preferisco condividere le foto su Internet piuttosto che mostrare le stampe dal vivo, se discuto di politica con un mio contatto in America anziché al bar con amici, cos’è più reale tra la vita “reale” e la vita in Rete? Ha ancora senso questa divisione? A mio parere, no.
Internet è un luogo, un territorio, una dimensione che è ormai reale, perché è reale il coinvolgimento dei soggetti che ne fanno parte ed è reale l’impatto e il condizionamento sulle coscienze, sulle conoscenze e nei diversi aspetti della quotidianità.
Non si può e non si deve chiaramente escludere la fruizione di comunicazione “dal vivo”: siamo e restiamo esseri sociali che si nutrono di sensazioni ed emozioni che possono essere provate solo mediante relazioni “di persona”. E’ chiaro però che si sta assistendo a un passaggio epocale, a una trasformazione dei modi in cui comunichiamo e ci rapportiamo all’altro: non a caso spesso oggi (soprattutto tra le generazioni più giovani) i rapporti sociali cominciano proprio in rete, per poi concretizzarsi nella vita reale.
A mio giudizio siamo alla vigilia di un profondo cambiamento nell’approccio alla Rete e al “virtuale”, che verranno presto considerati come una naturale parte, propaggine, estensione della vita reale. Non possiamo commettere l’errore di rifiutare, negandolo, un processo cos&
igrave; dirompente. Occorre però capire se l’uomo, nel suo attuale stato evolutivo, ha la maturità per  metabolizzare questo moltiplicarsi di possibilità e di sfruttarlo come un arricchimento della conoscenza e dello “scambio sociale” di cui si nutre, oppure se gli effetti di questo fenomeno produrranno soltanto un impoverimento delle propria autonomia e unicità. E’ molto probabile che assisteremo a entrambe le tendenze e che il manifestarsi dell’una o dell’altra sarà un fatto soggettivo, strettamente correlato al proprio bagaglio culturale, status e contesto ambientale, producendo una nuova segmentazione sociale basata su chi utilizza e chi subisce la realtà “virtuale”.

Claudio Vaccaro

Articolo di Claudio Vaccaro

Creo aziende di successo insieme a persone che condividono la mia visione, investo in startup contribuendo alla loro crescita e trasferisco valore con i corsi che tengo nelle più importanti business school italiane.

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sbt_al_rm
sbt_al_rm
17 anni fa

molto interessante e condivisa questa tua analisi.ciao

Francesco
17 anni fa

Sono assolutamente d’accordo con il bel discorso fatto. Io penso però che il tutto sia, sopratutto in paesi come il nostro, limitato fortemente dal c.d. “digital divide”. Si ha quindi una minoranza all’interno della società che sa usare il Web 2.0, lo utilizza senza subirlo (per citarti), e chi invece non sa neppure cosa sia Flickr o Facebook.

Si è da poco scoperto, inoltre, che molti siti Web 2.0 famosi, vedi YouTube, sono visitati nella stragrande maggioranza dei casi da soggetti spettatori e non “contributori”. Ci sono quindi, secondo me, due binari paralleli dentro la società. Da un lato l’entusiasmo di chi è dentro questo mondo e ne sfruttà le possibilità, dall’altro chi questo mondo non lo conosce affatto, e vive benissimo senza, oppure lo conosce ma lo vive sporadicamente e solo da spettatore.

Sono però convinto che tra qualche tempo il primo “gruppo” sarà sempre più numeroso.

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[…] questa illuminante frase che ho trovato sul blog di Alberto sintetizza riflessioni che vado facendo da un po’‘. Il fatto è che ormai i valori stanno cambiando (o sono già cambiati), non possiamo più […]

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